Quale sarà il futuro del brand Xbox?

In questa generazione, il brand Xbox, ha avuto un andamento altalenante fin dalla sua presentazione nell’ormai lontano 2013. Non è facile individuare il momento preciso in cui è avvenuto il colpo d’ala che cambiato il modo in cui il mercato guarda la console di Microsoft ma la certezza è che l’artefice sia stato Phil Spencer.

All’inizio molte delle lamentele riguardavano il gap tra la potenza di Xbox e la rivale PS4. Spencer promise di risolvere la questione e, tra il 2016 e la fine del 2017, escono le versioni S (con supporto 4k, HDR e senza l’ingombrante trasformatore esterno) e la Xbox One X. Inizialmente conosciuta come “Project Scorpio” è una pesantissima revisione hardware che, allo stesso prezzo di lancio della prima “one”, mette nelle mani dei giocatori la più potente console in commercio.

Colmato le mancanze dell’hardware, la dirigenza di Xbox annunciò che si sarebbe concentrata a rimpolpare un parco giochi che, rispetto ai concorrenti, rendeva la macchina di Microsoft poco appetibile. Questa era, ovviamente, la parte difficile. La prima barriera era il tempo: la realizzazione di un gioco tripla A ne richiede molto. Una risorsa che una console con ciclo vitale di dieci anni non possiede. Il secondo problema era una certa resistenza interna.

Se il team operativo, con il buon Phil Spencer in testa, mirava ad un glorioso futuro per la Xbox One, dobbiamo considerare che nelle compagnie quotate come la Microsoft, “cash is king”. Era necessario convincere la dirigenza a slacciare i cordoni della borsa per investire in un’idea di respiro ampio. Purtroppo la casa di Redmond teneva Xbox con un guinzaglio (finanziario) molto corto, fin dagli ultimi anni della “360”.

Poi accadde l’imprevedibile. Spencer sale sul palco di E3 2018 e annuncia l’acquisizione di Playground Games. Si gode gli applausi ma sa che non c’è stupore nella platea. Le voci a riguardo erano in giro da qualche mese ed era una mossa ovvia. In fondo Playground Games aveva svolto un lavoro egregio con la franchise di Forza Horizon e farli entrare nella famiglia Microsoft Studios era una mossa naturale. L’ingresso di quattro studi supplementari, invece, coglie tutti di sorpresa e il buon Phil lo sa e gongola.

Con colpo da maestro, Microsoft accoglie sotto la sua ala Undead Labs, Compulsion Games, e i geniacci di Ninja Theory. Nella miscela esplosiva si aggiunge la creazione di The Initiative, guidata da Darrel Gallagher.
Dal punto di vista dell’immagine, è stato un enorme passo avanti per il brand Xbox.

Fino ad ora il passato. Adesso facciamo fast forward fino all’evento X018 di Città del Messico. Matt Booty, il nuovo capo di Microsoft Studios, ha annunciato che Obsidian Entertainment e InXile Entertainment si uniranno al prestigioso quartetto. In un anno, Microsoft è riuscita a raddoppiare il proprio roster di first party studios. Grandissima notizia non solo per l’incredibile potenzialità di titoli ma anche per la magnitudo delle potenzialità. Tutti i titoli first party sono destinati al Game pass fin dal day one. Prendiamoci un momento per abbracciare il concetto.

Software houses di razza che realizzano giochi che finiranno per direttissima sul servizio in abbonamento di Microsoft. Pare ovvio che questo farà impennare l’acquisto di consoles e le iscrizioni al Game Pass.

Tutto a posto? La One è pronta a dominare il mercato? No, probabilmente non in questa generazione. Come abbiamo scritto prima, il tempo di realizzazione è un fattore cruciale ma Project Scarlett, Xbox two o qualsiasi altra cosa sia pronta ad arrivare nei prossimi anni sarà una bomba totale ed assoluta.
L’aspetto più interessante dell’intera vicenda rimane la grande varietà degli studi acquisiti. I Ninja Therory di Hellblade: Senuas Sacrifice, Obsidian indimenticata per KOTOR II e per il recente Fall-out New Vegas. InXile ha lavorato sui primi Fall-out, quando erano degli isometrici a turni, e adesso ha reclutato talenti che hanno dato il loro contributo a God of War 2018 e Red Dead Redemption. Come se non fosse sufficiente, ha catturato anche qualche “testa” di Crystal Dynamics.
Cosa dire di Playground Games? Abbiamo già detto del contributo alla franchise di Horizon e adesso che ci sono voci su un loro RPG in uscita (Fable?) l’hype è alle stelle.

Microsoft si è inserita in un mercato in cui Sony danzava sulle ceneri di Sega e aveva ridotto all’angolo Nintendo, diventando sinonimo di console. A differenza di Sega ha giocato meglio le sue carte riuscendo ad innovare e vincendo diverse battaglie. Trovate come il Game Pass, idee splendide per l’intera comunità videogiocante come il controller Adaptive e il prossimo Xcloud (servizio di streaming per i giochi) sono senza pari e senza precedenti. Sony ha un vantaggio ma Xbox fa sentire il fiato sul collo di PS4.

Questa generazione ha avuto qualche intoppo per il marchio Xbox ma la visione di Phil Spencer e del team sta lentamente prendendo forma. Xbox sta gettando fondamenta solide per un futuro brillante, sia per il marchio che per i suoi fan. Non resta che aspettare e godersi lo spettacolo.

Nintendo si è accorta dell’elefante in salotto

Nel corso degli ultimi anni il retrogaming ha conquistato, gradualmente, sempre maggiore popolarità. A fianco delle alternative legali, come rispolverare o acquistare una “vecchia” console, c’è (ovviamente) la scorciatoia dell’emulazione selvaggia su PC. Il proliferare e l’ingrandirsi di siti che permettono di scaricare ROM in barba a qualsiasi copyright è stata sempre osteggiata blandamente o, nella migliore delle ipotesi mal tollerata. Fino ad ora.

Nintendo America ha infatti intentato causa contro due dei maggiori siti di hosting ROM con l’intento di chiuderli. LoveROMs e LoveRETRO sono già stati messi offline in attesa di giudizio e si prospettano tempi duri per il designer e presunto proprietario Jacob Mathias.

Le motivazioni di Nintendo sono chiare:

“The LoveROMs website alone receives 17 million visitors each month. Such visitors are drawn to the website by the widespread availability of free, unauthorised copies of Nintendo’s videogames and other highly valuable intellectual property. The resulting popularity of Defendants’ LoveROMs and LoveRETRO websites has allowed Defendants to reap substantial ill-gotten gains, including through donations and the sale of advertising on the LoveROMs and LoveRETRO websites.”

“Il sito Web di LoveROMs riceve da solo 17 milioni di visitatori ogni mese. Questi visitatori sono attratti dal sito Web dalla vasta disponibilità di copie gratuite e non autorizzate dei videogiochi Nintendo e di altre preziose proprietà intellettuali.La conseguente popolarità di LoveROMs e LoveRETRO di Defendants i siti Web hanno consentito ai Convenuti di raccogliere sostanziali guadagni illeciti, anche attraverso donazioni e la vendita di pubblicità sui siti Web LoveROMs e LoveRETRO. ”

La casa nipponica ha intentato un’azione legale sia per violazione del copyright e del marchio, sia per concorrenza sleale. Ha quindi richiesto $ 150.000 di danni per ciascuno dei suoi giochi ospitati su questi siti e $ 2.000.000 per la violazione di ciascuno dei suoi marchi, oltre a spese di tribunale, una parte dei profitti degli imputati e la proprietà dei nomi di dominio dei loro siti. Se qualcuno fosse interessato all’intera lista, TorrentFreak ha il PDF completo di 27 pagine.

Considerato il parco titoli Nintedo, non serve prendere la calcolatrice per capire che i danni raggiungeranno i miliardi per le sole ROM, il che è più che sufficiente per rovinare la società dietro LoveROMs e LoveRETRO (o qualsiasi altra società, in realtà).
Nintendo, probabilmente, non si aspetta di vedere questa cifra mirabolante ma punta, più semplicemente, a chiudere i siti. Difficile non vedere una relazione tra questa azione legale e il costante lancio di versioni “mini” delle classiche consoles della grande N.

Dal canto suo, sembra che Jacob Mathias speri di raggiungere un accordo extra giudiziale con Nintendo. Attualmente la “landing page” di LoveRETRO.co ammette che il sito è stato effettivamente chiuso fino a nuovo avviso. Nel frattempo, però, la pagina Facebook di LoveROMS dice “tutti i titoli Nintendo sono stati rimossi dal sito. #willupdateyoulater.” lasciando intendere che la vicenda è tutt’altro che terminata.

Nintendo Labo è fantasia e amore

Parliamo di Nintendo Labo e penso: Il mercato dei videogiochi è meravigliosamente assurdo e contraddittorio. È pieno di “esperti” in erba ed “analisti” difensori della giustizia. Gente che sentenzia su prodotti ludici convinta di dire una verità sacrosanta esplicitata tra l’altro per una non richiesta salvaguardia delle “povere menti” che “non si rendono conto” di essere prese per i fondelli. E non c’è modo che quando queste “vittime” del sistema replichino la loro opinione, magari strutturata, questi si rendano conto che forse non si è tutti sprovveduti come pensano: no! Loro sono dalla parte della ragione e tu no. Leggi tutto “Nintendo Labo è fantasia e amore”

Far Cry: un gambero tecnologico?

Quest’anno ricorre il decimo anniversario della franchise di Far Cry sotto la guida Ubisoft. Nonostante sia trascorsa un’eternità in campo tecnologico e videoludico, la serie non ha mai perso il focus su un gameplay che fa standard nel settore FPS. Eppure due canali Youtube, Mark Brown e CrowbCat, puntano il dito su quello che sembra un downgrade del motore grafico nel corso degli anni. E’ vero? Il massiccio aumento della potenza di elaborazione fornita dalle attuali console è stato accompagnato da una semplificazione della fisica “in-game”?

La risposta è sia sì che assolutamente no. Il confronto diretto tra i giochi rivela che il “bersaglio” di Far Cry 2 è molto diverso dal nuovo titolo, con maggiore enfasi sulla simulazione e forse meno sulla soddisfazione dei giocatori e sul reale ‘divertimento’. Il fatto è che Far Cry 2 proviene da un’era molto diversa e in qualche maniera unica, soprattutto per il suo sviluppo e marketing. La pubblicità e il lancio di Far Cry 2 si sono concentrati molto sugli aspetti tecnici del nuovo Dunia Engine. Prima della sua uscita nell’ottobre 2008, il pubblico sapeva ben poco sulla trama e sulla struttura del gameplay di Far Cry. I trailer pre-lancio mostrarono l’uso estensivo di ombre in tempo reale, la formazione di nuvole e diverse condizioni meteorologiche, supportato da un impressionante sistema di illuminazione.

Il Dunia Engine andò oltre. I video della Game Developers Conference rivelarono uno degli aspetti più famosi di Far Cry 2, il movimento di alberi e fogliame in base al vento e alle forze che li circondavano. I fogliame, inoltre, è deformabile dinamicamente, con proprietà distruttive in base alle quali potrebbe bruciare, annerire, essere colpito o tagliato a pezzi. Questi alberi possono anche ricrescere in tempo reale, germogliando nuove foglie o facendo crescere nuovi rami. La simulazione, grande, fastosa e ad alta fedeltà era il piatto principale ed era un modo per attirare l’attenzione sul gioco.

Nonostante le roboanti dichiarazioni del marketing c’era sicuramente più arrosto che fumo. Le differenze grafiche iniziavano a notarsi su macchine con potenza grafica calcolo diversa e diventavano più evidenti con il diffondersi di hardware che supportasse in maniera sempre più completa le Direct X 10. Doveva essere un monumento digitale a quali fossero le possibilità tecniche di un PC con il giusto hardware e le nuove e fiammanti Direct X.

La simulazione ha creato una sandbox di strumenti in cui il giocatore può immaginare e pensare al gameplay per se stessi, al volo. Purtroppo, però, alcuni degli aspetti estremi della tecnologia visti in questo periodo sono stati implementati in maniera fine a se stessa, con un piccolo recupero dal gameplay. Basti pensare alla già citata possibilità di tagliare gli alberi un ramo alla volta. Impressionante da vedere ma il vecchio sistema di cambiare il modello grafico dell’albero a seconda del danno inflito avrebbe ottenuto lo stesso effetto con un impiego di risorse molto ridotto.

Nel 2008 Crysis era il gioco da battere ed in questo contesto, l’approccio simulativo aveva pienamente senso. Con il mutare delle condizioni di “mercato” Far Cry si è evoluto in qualcosa di più ambizioso in modi diversi, diventando più facilmente accessibile, più snello e performante. Oggi Far Cry 5 può superare i 60 frame al secondo su CPU e schede grafiche mainstream, impresa impossibile per Far Cry 2 al momento della sua uscita. In termini di console, il nuovo gioco è molto più raffinato e ottimizzato di FC2 ai suoi tempi su PS3 e Xbox 360.

Nel complesso, Far Cry 5 è una naturale evoluzione dell’affascinante tecnologia del Dunia Engine. Motore graficoo che ha visto il suo debutto in un’epoca in cui il gameplay definito dalla tecnologia ha raggiunto livelli senza precedenti. I passaggi sono stati graduali, da una voce della serie Far Cry alla successiva e rappresenta i tentativi di Ubisoft di spostare l’accento più sul divertimento e sul gameplay. Far Cry 2 è ingombrante, frustrante, ma ambizioso. Imparando dai successi delle precedenti serie, Far Cry 5 è forse meno complicato, ma è chiaramente più lucido e avanzato in termini di qualità delle immagini. Ancora più importante, tuttavia, la tecnologia è più orientata verso il divertimento.

D’altro canto il “senso di meraviglia” che coglie il giocatore che prova ad interagire con l’ambiente è parte del divertimento senza essere parte del gameplay. Semplicemente essere in grado di aprire o chiudere  cassetti o rubinetti, tirare lo sciacquone o spegnere le luci. Spesso inutile ma ogni player controlla se può farlo in ogni gioco perché, in fondo, è qualcosa che ti aspetti che succeda. Quando la risposta ci delude, scuote leggermente l’illusione che il mondo di gioco sia “reale”.

Questo, forse, è il punto di vista di Crowbcat. I mondi di gioco sono belli ma in gran parte statici, e i recenti giochi di Far Cry sono colpevoli di questo. Sembra a malapena che il personaggio che controlliamo abbia impatto sullo scenario attorno a se. Far Cry non ha bisogno di tornare ai meccanismi della malaria. Ma la propagazione del fuoco e la deformazione e distruzione degli oggetti? Può solo aiutare a far sentire Far Cry più vivo e dinamico.

C’era una volta Sea of Thieves, il gioco che nessuno voleva

Dopo due settimane dal lancio ho deciso di dire la mia sull’ultima fatica di Rare

Buongiorno, o buona sera, da ovunque voi leggiate. Scrivo questo messaggio in bottiglia per raccontarvi alcune delle avventure che ho vissuto solcando il Mar dei Caraibi a bordo di una nave pirata, quasi sempre con una ciurma diversa.

Potrei raccontarvi di quando mi ritrovai con il temibile e vanitoso Thor, un capitano di origine Norrena che amava farsi chiamare col nome del figlio di Odino e che ne sapeva una più del diavolo in fatto di battaglie navali. Una volta ho sentito che qualche mozzo si rivolgeva a lui con il nomignolo di “Trecentosessanta”. Quando chiesi il perché, mi dissero che un occhio gli era saltato fuori dalle orbite appena dopo essere ruotato di 360 gradi quando venne stritolato da un tentacolo di Kraken e che subito dopo per la rabbia si immerse a nuoto fino a raggiungere il volto della bestia fissandola con l’unico occhio rimasto e giurandogli vendetta. Oppure potrei narrarvi del fascinoso Kri, un pirata dalla folta chioma bionda che tra una scorreria e l’altra amava ammaliare le donzelle ad ogni avamposto. Apparentemente un innocuo dongiovanni. Ma quando prendeva il timone tutta la fregata sembrava animata da uno spirito soprannaturale. Gli avversari lo conoscevano come “Kri Evil”, il pirata dannato: bello e letale come l’inferno. Si diceva che fosse tornato dall’oltretomba dopo aver stretto un patto con il traghettatore di anime e che da allora ogni nave, piccola o grande che sia, gli obbedisca come posseduta dalla sua stessa anima. Oppure perché no!? Perché non parlare della bella e inarrivabile Mouse? Non aveva il classico appeal della donzella da avamposto, ma si sa, in un mondo di ladri e corsari una donna attira gli uomini come il miele con le mosche. Ma lei conosceva bene il suo fascino e sapeva altrettanto bene come sfruttarlo a suo vantaggio. Una volta avvelenò una intera ciurma, un pirata dopo l’altro senza che se ne accorgessero, per rubare tutti i tesori che avevano depredato. Da allora si acquistò il rispetto degli altri pirati e le venne affibbiato il soprannome di “Venom”. Conobbi moltissimi pirati durante le mie scorribande, ognuno con la sua storia e le sue caratteristiche.

Perché vi racconto tutto questo? Perché spero di riuscire passare un messaggio importante sull’ultima fatica Rare. Se non lo si fosse capito, vorrei spezzare una lancia in favore di Sea of Thieves. Perché Sea of Thieves è proprio questo: un grandissimo contenitore di storie che aspettano solo di essere vissute.

 

Una canzone in compagnia è quello che ci vuole per siglare l’epicità di una avventura nel Mar dei Caraibi

Non è il classico gioco di ruolo

Ricordate lo stupore dei primi giochi “free roaming”? Quando i primi Grand Theft Auto sembravano offrire possibilità pressoché illimitate, o i Final Fantasy davano la sensazione di poter portare avanti la storia nel modo che più ci fosse congeniale. Non so voi, ma io non ho mai avuto tanta fretta di portare a termine un gioco. Sono uno di quelli che se non terminano prima le missioni secondarie non si azzarda a proseguire nella storia principale per paura che la trama porti il mondo di gioco ad una variazione irreparabile, rendendo impossibile recuperare le quest lasciate indietro. Eppure non ho portato a termine moltissimi giochi, forse proprio per la monotonia di alcuni obbiettivi che semplicemente si ripetevano nel tempo. Potete immaginare ad esempio la frustrazione nel completare una missione secondaria in Skyrim per poi ritrovarmi con altre 3-4 nuove missioni acquisite lungo il percorso. Ho giocato circa 200 ore a quel gioco prima di scoprire che le quest secondarie si auto-generavano in maniera procedurale. A quel punto ho dovuto modificare, facendomi una violenza psicologica inimmaginabile, il mio modus operandi e lasciare indietro il contadino che cercava di avvelenare il sidro di un concorrente in affari, oppure la gilda degli assassini che mi chiedeva di uccidere l’ennesimo NPC senza ottenere nulla se non denaro e qualche pezzo di armatura.

Ecco, prendiamo ad esempio proprio Skyrim: un capolavoro indiscusso, una perla che spicca nel panorama dei GDR assieme a pochi altri titoli. Ma cos’è in fondo Skyrim? Un gioco che seppure offre possibilità apparentemente illimitate, ha una trama principale destinata a terminare. È un gioco per definizione limitato. Le quest secondarie sono infinite, ok, ma si possono continuare ad uccidere personaggi a caso, o a rubare pietre preziose, o ad uccidere bestie, e quant’altro per far sì che il gioco duri in eterno? Io penso che – con un minimo di onestà intellettuale – possiamo affermare tutti il contrario. “Ma forse aggiungendo una componente multiplayer il gioco sarebbe più longevo e divertente”. Ne siamo veramente sicuri? E The Elder Scroll Online? È davvero il gioco definitivo? Anche qui si può affermare – penso di non delirare dicendo ciò che segue – con assoluta certezza che TESO è lungi dall’essere un gioco anche solo minimamente paragonabile alla sua controparte offline. Livelli da scalare, armi da farmare, nemici random da uccidere, luoghi da esplorare, incontri da fare e compagni da salvare. Apparentemente una vagonata di contenuti disponibili. Eppure anche questo viene a noia dopo forse nemmeno un mese di gioco.

Sea of Thieves è un gioco estremamente diverso da quelli appena citati. Eppure riceve le stesse identiche critiche mosse nei paragrafi precedenti, se non più aspre. “Il gioco ha una grave carenza di contenuti”, “L’end game non porta a nulla se non ad altre missioni”, “Le armi sono tutte uguali, cambia solo l’estetica e non le statistiche”, ecc. Benissimo. Rare non avrebbe potuto fare un lavoro migliore.

Le componenti di gioco alle quali siamo stati abituati negli ultimi anni spariscono nel nulla: non ci sono statistiche per armi, navi o “armature” che aumentino la salute o proteggano il personaggio dai proiettili nemici. Non ci sono abilità da sbloccare e il personaggio non sale di livello se non all’interno delle gilde. L’interfaccia utente è ridotta veramente al minimo e non esiste mirino né per le armi, né per i cannoni. Esiste il personaggio. Esiste la ciurma. Esiste la nave. E tanto basta per vivere una nuova avventura in Sea of Thieves.

 

La grafica cartoonesca unita alla fisica realistica del mare e della nave danno vita ad un mondo unico e immersivo

 

La favola delle favole

L’assenza totale di un sistema di progressione richiede uno sforzo mentale non indifferente per quei giocatori che hanno fatto del videogaming un lavoro. Giocando a Sea of Thieves bisogna dimenticare l’end game, la progressione e tutti gli elementi classici ormai consolidati in quasi tutti i giochi. La GDR-mania, che affligge anche il più blando platform per telefoni cellulari, in SoT scompare definitivamente. Si salpa con la propria ciurma, o in solitaria anche, per il solo gusto di farlo. Ogni partita è una fiaba a sé, che ha un inizio e una fine ben precise. Non uno scopo reale, non un preconcetto che obblighi i giocatori a seguire un certo filone piuttosto che un altro. La maggior parte delle volte la partita inizia con una missione buttata sul tavolo e votata assieme ai propri compagni e finisce spesso dopo aver preso una piega ben diversa, magari sul ponte della nave a bere grog e a suonare una stonata melodia marinaresca scivolando sul vomito della sbornia ancora da smaltire. Oppure termina con morte precoce da risata dopo che un compagno di ciurma si è sparato con il cannone ben oltre la scogliera mirata. O ancora a duellare con altre ciurme in sofisticate e tattiche battaglie navali. O perché no? Si arriva a cooperare per la conquista di un forte degli scheletri con altri pirati da tutto il mondo, spiccicando quelle poche frasi di inglese scolastico e sentendosi per questo cittadini del mondo. (Che poi si è mai capito chi è che cerca sempre quella “pen on the table”?)

Tutto questo per dire che quando si gioca a Sea of Thieves bisogna dimenticare la struttura del gioco. Bisogna vivere la vita del pirata nella maniera più naturale possibile. Forse solo così si può apprezzare appieno il vero fulcro del capolavoro che Rare ha voluto creare. Non è un gioco incompleto. Non è povero di contenuti, perché l’aggiunta di oggetti sempre più sofisticati avrebbe snaturato quello che SoT in realtà vuole essere: un grande raccoglitore di storie fantastiche.

Quello che sto cercando di far capire da circa due settimane a chi critica questo titolo (e aggiungo anche che il gioco l’ho iniziato a giocare da più di un anno grazie al programma di alpha testing di Rare) è che Sea of Thieves è tornato ad un concetto talmente arcano di “Gioco di Ruolo”, da risultare troppo innovativo e indigesto per la maggior parte dei giocatori. Ricordate quando da piccoli giocavamo a cowboy e indiani? Ecco, allora bastava magari il rossetto della mamma per fare qualche segno sulla faccia e tanto era sufficiente a giocare e divertirci. Purtroppo le nuove generazioni, cresciute nell’era del digitale, hanno da sempre fruito di storie (a prescindere dal mezzo che la veicola, film, videogioco, o altro) già poste su un binario predefinito e non si può fare altro che assecondarle. Sea of Thieves invece propone un enorme background che aiuta ad immedesimarci nel ruolo di pirati, un mondo fiabesco che attinge alla storia, alla mitologia, a varie opere letterarie e cinematografiche, poche variabili controllate dall’intelligenza artificiale e nient’altro. Il resto è lasciato completamente in mano al giocatore.

Ancora purtroppo è presto per dire che direzione prenderà il gioco: se seguirà la propria linea fiabesca e aperta, oppure se si piegherà alle leggi di mercato nella speranza di rimanere a galla in un mare di squali e sciacalli. A me comunque piace giudicarlo così, nella sua build di lancio, con la sua capacità di non annoiarmi mai e di trasportarmi in un mondo alternativo dai colori sgargianti, dove ogni occasione è buona per sorridere e bere un sorso di grog virtuale o suonare una melodia nostalgica assieme a perfetti sconosciuti. Per me Sea of Thieves è – e spero che rimanga anche con i prossimi updatela favola delle favole.

 

I TOP e FLOP games del 2017 secondo la redazione di PlayPeople

L’anno nuovo si appresta a cominciare e noi di PlayPeople abbiamo pensato di creare un nostro personalissimo specchietto nel quale esponiamo quelli che secondo noi sono stati i giochi TOP e FLOP del 2017. La parola al nostro staff!

 

Vincenzo “Lastrogan”

TOP: Legend of Zelda: Breath of The Wild

Il nuovo capitolo della saga fantasy di Nintendo ha colto davvero nel segno. Ritorno alle origini con un occhio al futuro. Se il nuovo motore grafico è la base per una nuova partenza, la libertà di azione e il livello di difficoltà ci fanno fare un tuffo nel passato. La nuova (vecchia) Hyrule è un mondo vivo, pieno zeppo di attività. L’unico nemico in Zelda: Breath of The Wild sarà il tempo che potremo passare nelle vaste distese del suo universo.

FLOP: Mass Effect: Andromeda

Dopo tanto hype creato per l’occasione… Cosa dire? Mi aspettavo molto di più! A partire dalla trama, troppo scontata e banale, per finire ai personaggi, mai davvero carismatici e in grado di farci sentire la loro mancanza. Sviluppato forse troppo frettolosamente. Avrebbe potuto dare molto di più, soprattutto a chi – come me – la saga l’ha seguita sin dal primo capitolo.

 

Gabriele “Gabbatorix”

TOP: Playerunknown Battlegrounds

Il gioco è ancora in fase di early access, quindi non è completo, ma la mia scelta è orientata piuttosto al fatto che PUBG ha lanciato il trend del Battle-Royale sul mercato videoludico e, anche se ancora acerbo, ha un fascino non indifferente che mi spinge la sera a giocare un paio di partite a questo piuttosto che buttarmi su altri titoli come Assassin’s Creed Origins, acquistato e messo da parte in attesa…

FLOP: Destiny 2

Il mio feedback negativo deriva dal fatto che il gioco di per sé non ha nulla – ma veramente nulla – che giustifichi quel “2” accanto al nome. Acquistare un gioco incompleto che sembra piuttosto una espansione del primo e che viene castrato ancora di più nel momento in cui esce il primo DLC mi ha davvero lasciato l’amaro in bocca. Sempre divertente per carità, ma potevo continuare a divertirmi sul primo capitolo senza grandi mancanze…

 

Francesco “ZeroG”

TOP: Horizon: Zero Down

La scelta è dura e un anno videogiocoso è lungo da recensire. Sistema di crafting e di progressione delle abilità basico ma snello, una buona storia sci-fi e un mondo selvaggio e tecnologico al tempo stesso. La grafica e le interazioni di Aloy con l’ambiente oltre alle quest secondarie e alle sfide a tempo ne fanno un classico immediato.

FLOP: For Honor

Non sono mai stato un fan dei giochi PvP ma su questo titolo sono in buona compagnia. Mancanza di server dedicati, un gameplay “generico” e l’effetto topi in fuga dalla nave che affonda hanno fatto il resto.Da evitare anche nel cestone dei giochi in offerta.

Menzioni d’onore: per i FLOP Destiny 2. L’unica cosa positiva che si può dire è che ha un buon framerate anche in situazioni concitate ma è troppo poco per un titolo tripla A. La seconda scelta per i TOP è Zelda: Breath of the wild. Ha vinto tutto il vincibile e a buona ragione. È tutto quello che è stato Ocarina of Time ma molto meglio. C’è altro da dire?

 

Nerd Lab

TOP: Legend of Zelda: Breath of The Wild

Abbiamo scelto i nostri Top e Flop del 2017 basandoci su due semplici cose: Innovazione e Tradizione. In Legend of Zelda:Breath of the wild la tradizione si rinnova! Il primo open world – in senso moderno – per Zelda; innovazione in una serie che ha sempre rappresentato il classico in assoluto. Ogni elemento inserito è perfettamente ponderato, nulla è lasciato al caso, nulla è superfluo. In una marea di giochi che cercano di stupire, BOW incanta con grazia e delicatezza e regala piacevoli ore di svago; cosa altro dovrebbe fare un gioco?! Top Assoluto!

FLOP: Destiny 2

Senza dubbio il Flop definitivo! Prometteva di innovare ma ha seguito pedissequamente le orme del primo. Credevamo che il primo fosse uscito incompleto per la fretta, mentre il secondo ci conferma che la formula del “contentino venduto a pezzetti” è quello che Activision vuole.

 

Nicolò “HunterNiko”

TOP: La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra

Sequel de L’Ombra di Mordor che ci porta a scoprire sempre più cose su Talion e Celebrimbor. Più grande e più rpg del suo predecessore. Migliora il già innovativo sistema “Nemesis” ed è più ricco di colpi di scena, anche durante le scorrazzate per la terra di mezzo, andando spesso a colpirmi per gli intrecci che si creano tra i personaggi che si possono “dominare”. Sistema di conquiste e difesa delle fortezze molto carino con possibilità di personalizzazione delle strategie davvero interessante.

FLOP: Destiny 2

In quest’anno di flop copiosi a mio parere il peggiore è sicuramente Destiny 2. Gioco creato dal già esperto team Bungie che nonostante i suoi 3 anni a sistemare i numerosi problemi del primo capitolo non ha dato segno di aver imparato dai propri errori con questo sequel; Destiny 2 si presenta ancora con gli stessi problemi di sempre, anzi alcuni sembrano addirittura nettamente peggiorati. In conclusione, poche migliore, molti problemi irrisolti o peggiorati.

Babbo Natale porterà Xbox One ai bambini buoni?

Ultimamente, in rete, si trovano diversi articoli che spiegano come PlayStation 4 Pro sia un regalo migliore da mettere sotto l’albero rispetto a Xbox One X. Leggendoli, l’impressione è che si riconosca una superiorità a Microsoft sul lato hardware e su una marcata attenzione alla fan base (in primis con la mai troppo lodata retrocompatibilità) ma, al contempo, si rilevi una certa “sudditanza psicologica”.
È vero?
Spiace ammetterlo ma probabilmente è così.
Con una massiccia campagna pubblicitaria televisiva, nella metà dei ’90, Sony è riuscita nell’intento di scalzare Nintendo, Sega e Atari come sinonimo di “console”. Forse perché ha saputo cogliere l’eredità dei “Grandi Antichi”, sostenendo il brand con giochi che erano realmente d’impatto. Si dice che la fortuna è quando l’opportunità incontra il talento; in questo senso, quando la tecnologia si trovava ad una svolta, tra la cartuccia e il CD-ROM, Sony ha scelto bene bruciando sul tempo Nintendo e prendendo a sportellate il CD32 di Sega.
Davanti a questo gigante si è messo il Davide Xbox. Che Davide in realtà non era, sia perché era una console fortemente voluta da sua maestà Bill Gates sia perché Microsoft è uno dei pochi colossi che può finanziariamente giocarsela con Sony.
Questa lunga premessa per dire che, forse, Xbox One paga ancora l’idea di essere l’ultimo arrivato, quello che non ha nemmeno goduto dei fasti del periodo d’oro del videogame. Da qui, probabilmente, la smania di conservare la propria fan base senza mai osare veramente, dedicando più attenzione al giocatore che al gioco.
Allora perché Babbo Natale dovrebbe farci trovare una Xbox One (o One X) sotto l’albero oggi? Vediamo i pro e i contro:

RETROCOMPATIBILITA’:

retrocompatibilità
Ovviamente il cavallo di battaglia di Xbox, senza dubbio una delle mosse migliori. Xbox One può riprodurre un parco titoli in continua crescita di titoli di Xbox 360 (ed i relativi DLC). Nessun esborso di denaro, gioco migliorato nel comparto grafico, gioco online. Serve altro? Su Xbox One X il gioco non è semplicemente “emulato” ma radicalmente migliorato. Le texture sono di qualità e dimensioni maggiori.
E poi, il sottile ed impalpabile piacere di frugare a due mani nel cesto e delle offerte di qualche supermercato e pescare Lost Odyssey o Red Dead Redemption e correre a casa a giocarlo in 4K, ha un prezzo?

CROSSPLAY:

Crossplay
Xbox One consente ai propri giocatori di scontrarsi o allearsi con i “cugini” PC in numerosi giochi.
Si può collaborare su Minecraft, lucidarsi i paraurti in Rocket League, massacrarsi in Gears of War, solo per citare i più famosi. Ne è passato di tempo da Shadowrun per Xbox 360 e l’infrastruttura è pronta e funzionante. PS4 si unirà alla festa? Secondo Microsoft no, sebbene siano stati invitati e potrebbero essere online con gli altri “in meno di un’ora”.
La vera ironia? Nintendo, la più integralista tra le società, è in crossplay con Rocket League su Switch. Se questa alleanza dovesse prendere piede per il multiplayer, quale console vorreste per giocare sul nuovo TV 4K HDR?

ONLINE e CONTROLLER:

Controllers
Poche storie: il servizio online di Sony è sempre stato inferiore a quello di Microsoft. Stabilità, affidabilità e qualità dei titoli gratuiti ogni mese. Ha avuto pochissim down d sistema (per non dire nesssuno) e non è mai stato hackerato.
Il controller di Xbox, nella sua incarnazione Elite, è standard del settore. Tutti i giochi Windows-PC danno la possibilità di utilizzarlo al posto di mouse e tastiera. Il controller PS4 ha delle idee molto interessanti (altoparlante e luce aiutano “l’immersione“ nel gioco) e innovative (il touch pad) ma non sempre sono sfruttate a dovere e il feeling complessivo è più “giocattoloso” della controparte Xbox.

Quindi? Tutto rose e fiori per Microsoft? No. Decisamente no. Questa volta Nintendo ha sfornato una console che è puro intrattenimento con dei titoli che possono attrarre l’hardcore gamer quanto il casual. La vittoria di Zelda Breath of the Wild ai Game Awards è un presagio nefasto per la casa di Redmond. Il terzo incomodo rischia di sorpassare Xbox nelle vendite entro il prossimo anno e questo sarebbe molto molto male. Ci vogliono esclusive “iconiche” nuove, che spingano un hardware potente come quello di Xbox One X, ci vuole una buona campagna marketing e (forse) qualche sperimentazione nel VR o nella augmented reality.
Voi cosa ne pensate? Fateci sapere i vostri parerei nei commenti!

Cosa riserva il prossimo futuro di Xbox one e la maggiore X?

Xbox one si trova in un punto molto particolare della sua storia. A poco meno di quattro anni dall’uscita del modello fat, Microsoft ha lanciato sul mercato Xbox one X, rivoluzionando il concetto di ciclo vitale di una console.
Nonostante l’esagerata potenza (e i commenti positivi di critica e utenti), il suo parco titoli è lo stesso delle sorelle minori fat e S, alle quali X è legata a filo doppio. Pur essendoci stato un miglioramento considerevole, non c’è stato il salto auspicato verso la “next generation”. Fino ad ora, la vita di una console si aggirava attorno agli otto anni di buona salute più altri due in cui si vagava triste negli scaffali delle offerte. Fat è invece nel mezzo del cammino della sua vita, ma è quindi solo un’ipotesi plausibile che “la console più potente del mondo” (parola di Phil Spencer) abbia solo quattro anni di gloria?
Molto improbabile, soprattutto se Microsoft desidera che i consumatori comprino la vera next gen. Quali colpi esclusivi tiene in canna Redmond per continuare a spingere il suo parco console? Proviamo allora a formulare qualche ipotesi su ciò che ci aspetta, analizzando le indiscrezioni e le dichiarazioni di produttori e software house:

Pubblicazioni annunciate

Players Unknown Battlegrounds:
Players unknown batlleground
Considerando la beta e le varie indiscrezioni è facile scordare che non è ancora stato pubblicato. Il gioco è entrato in “open beta” su Steam early access in marzo e ha guadagnato oltre 100 milioni di dollari entro agosto. La data di rilascio ufficiale è fissata per il 12 dicembre in esclusiva per PC Windows e Xbox one. Sebbene, tecnicamente, la sua uscita nel mondo PC non lo renda un’esclusiva al 100%, le console Xbox saranno le sole a beneficiarne. Microsoft crede molto nel progetto, convinta che sarà un successo natalizio.

Sea of thieves:
Sea of thieves
Rare e Microsoft hanno presentato questo gioco cooperativo multiplayer a tema piratesco almeno sei mesi fa. Nonostante le varie open beta, con cui è stato testato dagli utenti, è difficile inquadrarlo in un genere. Gli utenti potranno incontrarsi e cooperare od ostacolarsi mentre navigano nei mari del Sud in cerca di tesori. Sembra il primo gioco in cui Rare creda veramente dai tempi del Nintendo 64. Sicuramente una buona ragione per essere ansiosi di vedere la versione definitiva.

Crackdown 3:
Crackdown 3
Sviluppato ancora da Ruffian Games, Crackdown avrebbe dovuto accompagnare il lancio di Xbox one X ma è stato rimandato al 2018. Durante l’E3 2017 alcuni privilegiati hanno potuto testarne una versione quasi definitiva e i pareri sono stati contrastanti. Sebbene alcuni abbiano definito il gameplay divertente, altri hanno lamentato performances insufficienti scenari poco interessanti. Che sia stato l’esito del gruppo di test ad aver rimandato il progetto?
Dopo due capitoli che non hanno incontrato il successo sperato, l’idea è unire la potenza della nuova generazione di Xbox one all’open world distruttibile del primo Crackdown. Sarà migliore dei predecessori? Solo il tempo lo dirà.

State fo decay 2:
State of decay 2
Fino dalla pubblicazione del primo State of decay nel 2014, i fans hanno fantasticato su un sequel che raccogliesse l’eredità dell’originale correggendone i difetti.
All’E3 del 2016 è stato ufficialmente annunciato lo sviluppo di State of decay 2 e, un anno dopo abbiamo potuto vedere un trailer di quasi cinque minuti.
Il mercato videoludico e cinematografico è inflazionato di opere a tema zombie ma State of decay 2 sembra staccarsi dai cliché del genere. Il sistema di crafting e di costruzione dei rifugi in cooperativa con altri giocatori getta una ventata d’aria fresca su questa esclusiva Microsoft.

Ori and the will of the wisp:
Ori and the will of the wisp
Ori and the blind forest è stato uno stupendo sidescrolling 2D in stile metroidvania pieno di puzzle e poesia. Ha ricevuto recensioni positive e moltissimo interesse da parte dei giocatori e chiunque ci abbia giocato sa che merita entrambi. Ori and the will of the wisp cerca di raccogliere l’eredità del capostipite e portare tutto a un livello superiore, spingendo l’acceleratore sugli aspetti che hanno reso grande il primo capitolo.
La data d’uscita non è stata definita, anche se sarà molto probabile che lo troveremo sugli scaffali (virtuali) nell’ultimo trimestre del 2018.

Pubblicazioni non annunciate ma probabili

Forza Horizon 4:
Forza Horizon
Ci sarà un nuovo gioco di Forza nel 2018? Microsoft, Turn 10 e Playground Games hanno rilasciato un nuovo “Forza” ogni anno sin dal 2011. Quest’anno Forza Motorsport 7 è piombato sulla Xbox one X con una magnificenza mai vista prima. Considerando che “motorsport” e il fratello “horizon” si alternano, il 2018 toccherà, prevedibilmente a Forza Horizon 4. Con le premesse di “Motorsport 7” sarà una gioia per gli occhi con un mondo open world. Non è stato annunciato ma possiamo darlo praticamente per certo.

Forza Motorsport 8:
Forza Motorsport
Stesso principio del gioco precedente. Come dicevamo, i due titoli della franchise si alternano, quindi per Forza Motorsport 8 dovremo attendere fino al 2019. Con le premesse fatte riguardo alla nuova linfa infusa in xbox one da xbox one x, vedremo dove Turn 10 riuscirà a spingere i limiti della “vecchia” one.

Halo 6:
Halo 6
343 industries è stata creata con il solo scopo di portare avanti la franchise di Halo dopo l’abbandono di Bungie. Con le critiche positive di Halo 4 e il solido Halo 5: Guardians è ovvio che 343 si appresti a terminare la seconda trilogia. Sebbene non sia stato presentato Halo 6 all’ultimo E3, è ovvio che si vsta lavorando per riannodare le fila delle vicende di Master Chief e Spartan Locke dopo la fine di Halo 5. In proposito, pare che 343 industries abbia raccolto le critiche dei fan che si lamentavano di una trama non sufficientemente centrata su Master Chief e si prepari a correggere il tiro in questo prossimo capitolo.
La realizzazione di un nuovo Halo di solito dura 3 anni, quindi il 2018 potrebbe essere propizio anche se alcuni rumor non danno troppe speranze prima del 2019.

Gears of war 5:
Gear of War 5
Anche per quest’altra gemma preziosa di Microsoft vale lo stesso discorso di Halo. The Coalition ha raccolto l’eredità di Epic Games per lavorare sulla serie di Gears of War.
Lo scorso anno abbiamo ammirato un Gears of War 4 decisamente grandioso, sebbene con una campagna single player troppo breve. Dopo aver visto anche la versione rimasterizzata del primo storico capitolo, possiamo sicuramente affermare che The Coalititon ci sa fare e potrà regalarci un ottimo quinto capitolo. Anche in questo caso, però, non c’è una data d’uscita ed più probabile che i fan potranno riprendere la storia di J.D. Fenix solo nel 2019.

Questi sono, a nostro parere, i titoli che aspettano i giocatori di Xbox One nel prossimo futuro. Abbiamo dimenticato qualcosa? La pensate diversamente? Fatecelo sapere nei commenti!

La Verità sui giochi in Uscita nel 2017 – La TOP 10 delle Domande Cruciali che tutti si fanno

 La TOP 10 delle Domande Cruciali che tutti si fanno su i giochi in uscita nel 2017.

10 risposte a 10 domande che tutti si stanno ponendo, sui giochi in uscita per questa fine del 2017. Dopo la Gamescom ed in attesa della Playstation Experience, l’anno solare volge nel suo periodo più “Caldo”. Fra Ottobre e le festività Natalizie infatti, si concentra il periodo di uscita dei giochi più attesi! Il Nostro Jedineo ritorna alla grande facendo chiarezza sugli interrogativi più scottanti riguardanti i Tripla A che affolleranno gli scaffali, in chiusura di questo 2017 che vedrà il culmine della Mid-Gen.