Sembra non avere fine l’onda che da qualche giorno sta investendo il mondo dei videogiochi, in particolare il publisher Electronic Arts (ne abbiamo parlato qui). Se siete minimamente addentro alla questione, saprete certamente che di recente Dice è stata costretta a rimuovere le micro-transazioni da Star Wars Battlefront 2. Si rumoreggia inoltre che sia stata la stessa Disney, detentrice dei diritti per i marchi della LucasArts, a fare pressione su EA affinché venisse rimosso il sistema di pagamento in-game, per paura che Battlefront 2 potesse rappresentare una macchia nera nell’universo pluripremiato di Star Wars.
Ma la questione non è finita qui: l’ultimo gioco ad essere finito sotto i riflettori della critica è Need for Speed Payback, al punto che Electronic Arts è stata costretta a rivedere il sistema di progressione del giocatore all’interno del gioco. Insomma, sembra che EA non se la stia passando affatto bene. In NFS le micro-transazioni permettono in sostanza di acquistare delle “Speed card”, carte utili a modificare il veicolo per renderlo più performante. È ovvio che una tale politica avrebbe privilegiato gli utenti disposti a spendere soldi reali in cambio di miglioramenti in-game.
Anche in questo caso la soluzione intrapresa da Electronic Arts non è affatto definitiva. Con l’ultima patch è stato incrementato il livello di denaro virtuale e di reputazione, tutti elementi che consentono anche ai non paganti di progredire nel gioco.
Le micro-transazioni quindi rimangono, ma, secondo quanto dichiarato, questa è stata la prima di una serie di modifiche che verranno apportate in Need for Speed Payback (qualcuno ha detto semplice “palliativo”?).
L’impressione è davvero quella di trovarsi di fronte ad un punto di rottura. Un tempo, acquistando una “cartuccia” o un CD si aveva a disposizione un videogame finito e completo. Poi sono subentrati i famosi DLC, in alcuni casi contenenti solo oggetti aggiuntivi o nuove mappe per il multiplayer, in altri interi pezzi di storia da poter giocare solo pagando altri soldi. Adesso sono arrivati su console e PC – dopo un lungo periodo di gestazione sui giochini per cellulare – le micro-transazioni, ossia un modo ulteriore di monetizzare anche dopo aver venduto un gioco, anche a costo di sbilanciare il confronto tra giocatori. Ma proprio questi ultimi non hanno (e da giocatori quali siamo, non abbiamo) gradito questo aspetto, criticando e mettendo a rischio brand e publisher di fama indiscussa.
Non resta che aspettare e vedere come si evolverà la questione. Riuscirà Electronic Arts a trovare la giusta formula che accontenti giocatori e casse della società ed uscire dalla bufera che in questi giorni la sta riguardando?
Una risposta a “Electronic Arts nella bufera delle micro-transazioni”