Uncharted 4: A Thief’s End

Se dovessimo stilare una lista di case videoludiche “intoccabili” sicuramente Naughty Dog figurerebbe ai primissimi posti. I creatori di Crash Bandicoot (qui la nostra recensione del remake) e Jak and Daxter non hanno bisogno di presentazioni; i successi che li hanno portati ad essere una delle migliori software house del mondo parlano per loro.
Malgrado ciò, Naughty Dog aveva bisogno di un cambiamento radicale sia nello stile grafico, sia nei contenuti. Così, dopo due intere generazioni di console passate tra platform e party games, il team di Sony diede vita ad Uncharted: Drake’s Fortune uscito nel 2007 per PlayStation 3.
La nuova Ip di Naughty Dog riscosse un successo globale, affermando la “maturità” artistica raggiunta proprio con il cambio generazionale tra le console Sony, dando così vita ad un nuovo standard grafico per gli action adventure.
Data l’accoglienza del primo capitolo, era chiaro a tutti che le avventure di Nathan Drake non potevano finire, e nel 2009 uscì Uncharted 2: Among Thieves.
Esattamente come il suo predecessore, il secondo capitolo di Uncharted venne acclamato dalla critica internazionale, elevando PlayStation 3 a livelli grafici mai visti e portandosi a casa una moltitudine di “perfect score “. Inoltre grazie ad un gameplay migliorato e una narrazione di chiaro stampo cinematografico, superò Uncharted: Drake’s Fortune, tanto che venne considerato il miglior lavoro mai svolto da Naughty Dog.
L’ultimo capitolo della saga uscito su PlayStation 3, Uncharted: Drake’s Deception arrivò nel 2011, ma incredibilmente non ebbe lo stesso impatto su pubblico e critica, le quali lo considerarono comunque un gran gioco, ma incapace di superare la seconda avventura di Nathan Drake.

Videogioco o film?

Uncharted 4: A Thief’s End è semplicemente incredibile. I ragazzi di Naughty Dog (grazie all’esperienza maturata con The Last Of Us) creano il capitolo più completo della saga, migliorando i piccoli difetti presenti negli episodi precedenti e dando al gioco un taglio cinematografico molto più calcato rispetto a qualsiasi altra loro produzione.
Graficamente Uncharted 4: A Thief’s End mostra i “muscoli” di PlayStation 4. In molte situazioni si rischia di scambiare il gioco per un vero e proprio film tanto risulta perfetto a livello poligonale e pulito per quanto riguarda le texture. La tecnologia usata per il motion-capture ha permesso di realizzare animazioni facciali complesse e credibili che elevano all’ennesima potenza l’esperienza globale.
Alla ricerca di tesori perduti e frammenti di antichi manoscritti che possano raccontarci qualcosa di più sulla storia del pirata Avery, ci si imbatte in vicoli ciechi e aree secondarie curate con un’attenzione senza precedenti. L’esplorazione è contenuta e mai forzata: nelle zone più estese come il Madagascar, è possibile scendere dalla Jeep e muoversi liberamente senza mai avere quella sensazione dispersiva che molte volte, anche in maniera del tutto involontaria, troviamo in giochi aventi ampie zone percorribili.


La questione degli spazi estesi riguarda anche i momenti classici in cui Nathan Drake si trova a doversi arrampicare, o comunque, a gestire gli ostacoli di fronte al suo cammino: si tratta sempre di arrivare da un punto A a un punto B, avendo però più scelte a propria disposizione. Il tutto va a sottolineare l’ottimo level design elaborato dal team di sviluppo, che riesce a dimostrarsi sufficientemente dinamico e vario da non far pesare l’ennesima scalata di una parete rocciosa.
Il comporto sonoro di Uncharted 4: A Thief’s End è molto energico, con effetti realistici durante le sparatorie o nei momenti in cui ci si ritrova immersi nella natura. L’unica nota dolente è una colonna sonora che, escludendo il tema principale, non risulta memorabile; stesso difetto peraltro riscontrato in ogni capitolo della saga.
Molto bene il doppiaggio italiano, il che conferma nuovamente la professionalità e la bravura dei doppiatori del nostro paese, i quali riescono con ottimi tempi comici a strapparci un sorriso durante le varie fasi di gioco.

Fine di un ladro

Per raccontare la storia di Uncharted 4: A Thief’s End, Naughty Dog ha utilizzato uno schema narrativo molto simile a quanto già visto nel secondo e nel terzo capitolo, utilizzando flashback che faranno capire al giocatore le origini (fino ad ora mai spiegate) di Nathan e Sam Drake.
Il metodo narrativo di Naughty Dog dunque non è cambiato, ma il lavoro è stato spostato sull’evoluzione di Nate che finalmente si differenzia molto dai capitoli passati per via del suo carattere più profondo.


In Uncharted 4: A Thief’s End è disponibile fin da subito la scelta dei cinque livelli di difficoltà (sfida) presenti, con quello denominato Devastante per i temerari che vogliono giocarlo da subito nella modalità più ardua e senza aiuti, come ad esempio la marcatura dei nemici. Come sempre sono presenti i tesori da raccogliere all’interno delle varie ambientazioni, per un totale di 109, assieme ai documenti per il diario di Nathan Drake e alle conversazioni facoltative .
Qualora si volesse rigiocare il titolo, al primo completamento del gioco sarà possibile spendere i punti a propria disposizione per sbloccare dei filtri e delle nuove modalità, come ad esempio il mondo speculare, quello in slow motion, quello a gravità bassa e così via, fino a filtri fuori di testa come quello ad 8-bit, in cel shading o con i colori accesi in stile LSD.
Ovviamente l’ultimo lavoro di Naughty Dog non è esente da difetti. Durante le fasi shooter, Uncharted 4: A Thief’s End presenta gli stessi problemi dei suoi predecessori, a causa di un’intelligenza artificiale a tratti “zoppicante” e una telecamera non perfetta.
Un ulteriore “macchia” sul curriculum del gioco è dovuta al poco carisma dei cattivi di turno, che risultano molto anonimi e mediocri.
Accanto alla modalità single player, Naughty Dog ha inserito una corposa esperienza multiplayer, che presenta tre diverse modalità: Deatmatch, Controllo e Saccheggio.
In Controllo bisogna appunto conquistare punti specifici della mappa per acquisire punti, mentre in Saccheggio si deve recuperare l’idolo d’oro e riportalo nel nostro forziere.
L’unico dispiacere legato al multiplayer è la mancanza di ulteriori mappe e modalità che avrebbero reso meno monotona l’esperienza di gioco.

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